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Macedonia: Uck resiste, esercito prepara attacco terra

Samstag, 5. Mai 2001 / 20:39 Uhr

Skopje - Dopo il terzo giorno consecutivo di bombardamenti, mentre la guerriglia albanese continua a conservare le sue posizioni, l'esercito macedone si prepara a sferrare un attacco di terra.

Un'autocolonna di dodici carri armati e una decina di veicoli trasporto-truppe oggi ha lasciato il villaggio di Lopate, vicino a Kumanovo, e ha iniziato a dirigersi verso Slupcane (nella Macedonia settentrionale), una delle roccaforti della guerriglia.

Un'opzione militare estrema sulla quale pesa tuttavia l'incognita della popolazione: «Se il nostro ingresso nei villaggi dovesse incontrare resistenza da parte degli estremisti - ha spiegato una fonte dell'esercito macedone - il rischio di fare vittime tra i civili diventerebbe molto alto». Nonostante i ripetuti appelli delle autorità di Skopje, gli abitanti dei villaggi rimasti anche oggi sotto il tiro dell'artiglieria pesante non hanno abbandonato le loro case.

«Non vogliono farlo perchè lì hanno i loro uomini che combattono e non intendono abbandonarli» dice Hysamedin Halili, sindaco della cittadina di Lipkovo nel cui distretto si trovano i villaggi passati sotto il controllo dei combattenti albanesi. Il portavoce del governo, Antonio Milososki, anche oggi ha invece insistito che i civili «sono ostaggio dei terroristi» che li userebbero come scudi umani. Halili sostiene che almeno dieci civili sono morti sotto i bombardamenti negli ultimi tre giorni. Fatmir Hasani, unico medico del villaggio di Slupcane, raggiunto telefonicamente dall'Ansa racconta che nella sua zona i morti sono sei e dice di aver scoperto lui stesso questa mattina una delle vittime: un contadino di 42 anni, colpito da una granata mentre tentava di raggiungere un pozzo per fare rifornimento di acqua.

«Il settanta per cento delle case sono state distrutte -aggiunge - questo paese è già morto». Finora gli attacchi contro le postazioni dei combattenti albanesi sono stati sferrati da distanza, con colpi d'artiglieria pesante e lanci di mortaio, oppure dal cielo con gli elicotteri da combattimento. I risultati raggiunti, tuttavia, apparirebbero sotto l'aspetto militare deludenti.

Da qui il piano per un'incursione della fanteria. Questa stessa strategia, utilizzata contro le roccaforti della guerriglia sulle alture di Tetovo nel marzo socrso, si dimostrò risolutiva e non provocò vittime. In seguito però gli stessi militari che vi presero parte hanno riconosciuto che i guerriglieri albanesi si ritirarono immediatamente sfuggendo allo scontro frontale: «Molte posizioni - confidò un ufficiale - sono state conquistate senza sparare un colpo». «Ci fu un accordo politico - rivela oggi una fonte molto vicina alla guerriglia - ma quel ritiro fu un errore che questa volta non sarà commesso»'. Hysni Shaqiri, ex deputato e attualmente membro dello «stato maggiore» dell'Uck, sostiene che «tra le nostre fila c'è stato un solo ferito, il morale dei nostri combattenti è molto alto e la sola strada per giungere a una tregua è l'avvio del dialogo politico: militarmente nessuno potrà sconfiggerci». Anche lui parla di molte vittime, invece, tra i civili.

La crisi sembra giunta a una drammatica fase di stallo. Il governo, che rifiuta qualunque ipotesi di negoziato con la guerriglia, sembra avere davanti come unica soluzione quella militare alla quale anche le autorità russe oggi hanno offerto il loro pieno appoggio. Ma proprio il totale sostegno ricevuto dalla comunità internazionale, che finora ha indotto le autorità di Skopje a non fare alcuna concessione agli estremisti armati, rischia di trasformarsi, per paradosso, in una trappola. Un eventuale, non voluto, massacro di civili diventerebbe infatti in mano alla guerriglia l'unica arma della quale sembra ancora non disporre: quella dell'indignazione popolare e quindi del consenso.
(kil/sda)